Sono morto, ma non per sempre


Una delle attività più intriganti dell'ultimo secolo è stata quella di creare un personaggio di se stessi. Quella attività creativa che era riservata agli autobiografi costanti, innamorati di se setssi ora è possibile a chiunque dando vita ad avatar nel mondo digitale. E come tutte le cose che sono vive prima o poi muoiono. Dandoci così l'opportunità di provare la morte in anteprima.

Ne ho scritto su Apogeo.


La figura del "sostituto" ha una lunga teoria di precedenti. Tra i più celebri il Golem (dall'ebraico gelém, materia grezza) , il gigante di argilla che poteva prendere vita grazie alla magia, al mostro del dottor Frankenstein, opera della scrittrice romantica Mary Shelley, all'avatar la forma umana che un dio, nella religione induista poteva assumere. E poi ancora le bambole vodoo che fungono da rappresentante del soggetto da colpire, ai prestanome della mafia.

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