Letteratura e PodCast


In questi tempi ho la fortuna di seguire un ambizioso progetto di un autore che conobbi qualche anno fa alla Scuola Holden. Lui è Luca Castellano un giovane scrittore irrequieto. Quando qualche anno fa gli chiesi di seguire come cronachista (e non cronista) l'artista estemporaneo Graziano Cecchini, accettò con entusiasmo. Segno chela sua passione per la narrazione, per fortuna ,travalica i mezzi di diffusione.

Ora sta investendo in un progetto chiamato Oldlucast per diventare un vero e proprio editore. Ma un editore di un tipo particolare. Un editore di podcast. In un ambiente nel quale neppure l'onnipresente ITunes ha previsto la vendita di questo tipo di prodotti, quella di Luca è certamente una ambizione coraggiosa.

In questi giorni Luca mi ha fatto ascolatre alcune delle opere che verranno pubblicate nell'anno nuovo, appena il sito sarà pronto (nell'attesa si può diventare fan su Facebook)

E ne sono scaturite alcune idee.

- Il papà della narrativa da podcast è la radio e il radiodramma. Il nonno il teatro. La scrittura deve essere dunque più simile alla drammaturgia che alla prosa. E come tale il "racconto" deve avere una regia. La colonna sonora al servizio della narrazione.

-L'evoluzione che il podcast rappresenta della filiera racconto orale - teatro - radiodramma, il podcast aggiunge due elemti nuovi:

1. la semplicità di produzione (che però, a differenza di altre forme di creatività non ha ancora dato conseguanze)
2. la poratatilità.


Richard Wagner stufo di vedere come le sottigliezze e le raffinatezze di autori e musicisti finissero molto spesso soffocate in teatri chiassosi, illuminati, pieni di quei viverur che vi si recavano per ben altre ragioni, costruì il suo teatro, inchiodò le sedie e spense le luci, tranne quelle sul palcoscenico per costrinegere l'attenzione ad avere un fuoco. Non è così per i mezzi portatili. E' impossibile prevedere le condizioni di ascolto e soprattutto la qualità e la quantità di distrazioni. Non essendo la parte visuale il podcast, così come la radio è spesso vittima delle distrazioni. Solo una linea narrativa rigorosa e appassionante riesce a sopravvivere. Ma soprattutto una narrazione semplice, comprensibile anche se chi ascolta sta salendo su un autobus, attraversando la strada, insomma compiendo altre operazioni.

In questo senso la tecnica di cominciare la storia a scena iniziata, tipica di tanta letteratura non funziona. O per funzionare deve essere breve. Lo sforzo di immaginazione, la concentrazione richiesta è troppo grande, si rischia di pedere l'ascoltatore sul nascere. una volta perso difficilmente lo si riconquista. Forse un modo è quello di creare piccoli elementi narrativi, scene brevi (e intercambiabili?) che come un puzzle definiscano la linea narrativa.

Il lavoro di Luca Castellano avrà molto da dire.

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