Babysitterland




A causa di una serie di eventi ( non ultimi il fatto che ci sono nate due gemelle e della penuria dei posti al Nido comunale) mi ritrovo a selezionare baby-sitter. Il mio spirito di cronista dovrebbe spingermi a trovare l'esperienza interessante. La selezione porta ad incontrare storie molto diverse. Il tentativo, reciproco, di ispirare fiducia e simpatia, di raccontarsi in poche parole è un'avventura che può appassionare. A me mi si mette un po' di traverso la timidezza. Ma resisto e incontro.

Un annuncio mi frutta in poche ore una valanga di chiamate di vere appassionate di infanzia.

Sono tutte donne giovani. Questo è un mestiere che gli uomini non immaginano neanche. E neppure i datori di lavoro.
Quasi tutte arrivano accompagnate. La sorella, il marito. Quasi tutte sono straniere abituate meno a sognare futuri migliori per pensare a presenti concreti.
Un paio non parlano ancora italiano, ma gli accompagnatori giurano sulla loro professionalità. In compenso parlano inglese. Miracoli della globalizzazione.
Una candidata mi ha scritto che tra le sue qualità c'è la bellezza. Un requisito necessario per la baby-sitter delle fantasie. Un'altra confessa che il piccolo che guardava questa primavera la faceva impazzire per quanto era agitato. Raccontando alza il pugno minaccioso, ad altezza bambino.

Sembrano tutte fresche di parrucchiere e non assomigliano per nulla alla voce che ho sentito al telefono. Della ragazza accompagnata dal marito non ho udito la voce neppure durante il colloquio.

Immagino Mina o Emma che si lasciano affondare il quelle braccia, che cercano consolazione in quegli occhi dei quali, fino a pochi minuti prima, non avevo neppure considerato l'esistenza.




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