L'Italia vista dalla luna | 1

È con grandissima gioia che lancio la prima puntata de l'Italia vista dalla luna, ovvero il nostro paese raccontato dagli italiani che l'hanno lasciato per cercare fortuna lontano.


"Ero stanco dell'inutilità delle battaglie contro i mulini a vento. E con la sensazione di essere ridicolo come qualsiasi don Chisciotte"


Berlino dalla finestra di casa Castellano


Luca Castellano, scrittore
Berlino, Germania




Luca è di quella razza napoletana che affonda le radici nell'eleganza affinata di sapore borbonico, anche se lui insiste a dichiararsi interista-leninista. Il suo primo romanzo, La fine degli affanni pubblicato da Mursia, è il romanzo di formazione di un pallanuotista malinconico.


Chi sei
Bella domanda. Direi: non sono un pirla, per usare le parole del filosofo che si scagliò contro la prostituzione intellettuale: Josè Mourinho. Sempre sia lodato.

Da dove sei partito
Anche questa domanda mi mette, di solito, in difficoltà. Soprattutto perché penso che, non sempre, i luoghi della mia partenza e quello delle mie origini coincidano. La risposta, comunque, non è mai uguale. Varia in base o ai pensieri dominanti del giorno o al tono e all'umore della conversazione . Impossibile riassumerle, ma ti lascio qualche esempio di risposta: da Napoli; dal Mediterraneo; dal nord Africa; dallo Stato Pontificio; da Pizzaland; da bufalandia; dalla terra del sole e del mare con in mano natàzzulèllecafè e'numandulìn; dalla luna; dal buco del culo del mondo.

Dove sei
Nella capitale e nella città meno tedesca della Germania: Berlino.

Cosa fai
Usando un dialogo di Ecce Bombo, prima che Michele Apicella si trasformasse nell'attuale clerico-migliorista smacchiatore di giaguari che risponde al nome di Nanni Moretti: "Faccio cose, vedo gente.. mi muovo". Ma, quando è troppo freddo, mi affaccio solo alla finestra.



Perché sei partito
Mi sentivo soffocato. Soprattutto negli ultimi due anni, da quando cioè ero tornato a vivere Napoli e la sua provincia. Senza stimoli, ingabbiato: un sepolto vivo. Ero stanco dell'inutilità delle battaglie contro i mulini a vento. E con la sensazione di essere ridicolo come qualsiasi don Chisciotte. Mai avrei potuto diventare ubbidiente: avevo, quindi, due strade (che coincidevano per me-cittadino e per me-individuo) per reagire e ribellarmi allo status quo. O diventare violento fisicamente e non limitarmi più alla sola violenza verbale, o partire alla ricerca. Per trasformarmi in un violento avevo bisogno del coraggio, dell'arroganza e della presunzione dogmatica di possedere la verità: assecondare la mia natura ha significato partire. Rimarrò qui a Berlino fin quando sarà una città aperta, internazionale e in continuo divenire.

Come si vede l'Italia da casa tua?
Si vede male, o non si vede proprio. E poi dipende da chi guarda. Se parliamo dei tedeschi (e di ogni possibile straniero che si può trovare qui a Berlino) che non hanno esperienza diretta dell'Italia, il loro sguardo è filtrato dallo sballato sistema degli organi di informazione che, nonostante le potenzialità della rete, è autoreferenziale. I giornali tedeschi, per esempio, poche eccezioni volte all'approfondimento a parte, non fanno altro che riportare (e pure male) pedissequamente il pensiero unico della stampa italiana. È un esilarante (e mortificante per l'intelligenza di qualsiasi individuo) serpente che si morde una coda fatta di etichette-titoli: l'autorevole "Repubblica.it" titola; l'altrettanto autorevole "Spiegel on line" copia, traduce e incolla; infine, per sapere cosa pensa Berlino dell'Italia, "Repubblica.it" legge i propri titoli in tedesco su  "Spiegel on line".
I tedeschi o gli altri cittadini europei, in realtà, sanno poco o nulla dell'Italia di oggi. Anche se, a dire il vero, sono molto curiosi. Ma come si fa a spiegare, per esempio, a un qualsiasi cittadino europeo l'attuale legge elettorale italiana? Che siano francesi, tedeschi, inglesi o altro, non riescono proprio a capire. Il problema non è che io non sappia farmi capire al di fuori della mia lingua madre, e nemmeno che i miei interlocutori siano stupidi: è proprio l'inconcepibilità, per qualsiasi testa nata ed educata in una democrazia occidentale, della legge. Della porcata, cioè. Se poi racconto che nelle scuole come negli ospedali pubblici, come nei tribunali, c'è sempre un crocifisso a vegliare... non riescono proprio a crederci.
Se invece la domanda era rivolta al mio di sguardo, posso dirti: da qui, l'Italia, la vedo esattamente come quando ero in Italia. L'esperienza ha solo rafforzato le mie convinzioni. L'Italia è il medioevo, e imprigionata in una decadenza da basso impero. Ti faccio un esempio che risale ai primi mesi che ero qui a Berlino. Partecipando a un progetto cui collaboravo, ero in una scuola con bambini tra i 5 e i 7 anni. La mia prima "esperienza pubblica": traumatica. Un bambino chiese all'insegnante di spiegargli meglio cos'era l'amore di cui parlava. L'insegnante andò alla lavagna e, con gessetti di diverso colore, disegnò tre coppie di "omini" stilizzati: rosso e bianco, un uomo e una donna; rosso e rosso, due uomini; bianco e bianco, due donne. "L'amore - disse cerchiando di verde la coppia fatta di rosso e bianco - è quello che lega tua madre e tuo padre". Poi aggiunse: "E' solo un tipo di amore, perché poi c'è quello tra due uomini o tra due donne", e cerchiò le altre due coppie attento a usare ancora il verde. Lo stesso colore usato per evidenziare l'amore dei genitori eterosessuali. Io non ero l'unico ospite della lezione, ma l'unico italiano. Ebbene: solo io rimasi colpito dalla "anormalità" della spiegazione. Vivere la normalità (civile si intende) come anormale: ecco dov'è l'essere piccini e provinciali degli italiani. Mi chiesi immediatamente: e se tutto ciò fosse accaduto in una scuola pubblica italiana? E giù brividi e risate amare.
Aggiungo solo un'ultima cosa. Oltre che perché pare ti sia piaciuto il mio ultimo tweet, perché Battiato (le sue dichiarazioni a Bruxelles sono il tema del giorno da voi giù in Africa) è di casa qui a Berlino. Come vedo l'Italia? "Ahi, serva Italia... non donna di province ma troia"

Come racconti l'Italia ai tuoi nuovi compatrioti?
Con ironia e sarcasmo, sempre. Dall'esterno: perché "non mi sento italiano" (ma cittadino europeo, e da quando ho coscienza civile: cioè ben prima di approdare a Berlino); perché l'Italia e gli italiani sono da troppi secoli schiavi dello Stato Pontificio. Con ironia e sarcasmo: il più delle volte giocando, a mio piacimento, con i luoghi comuni sui napoletani e gli italiani.
Quando approfondisco le conversazioni e le amicizie, però, divento pure un po' più serio e forse anche pesante. Racconto la mia Italia: la complessità e la bellezza della lingua italiana (che non ho ancora capito bene se è più difficile di quella tedesca); l'infinita abbondanza di meraviglie artistiche, anche negli angoli più sperduti della più piccola e lontana provincia italiana; le sonorità e i colori di Napoli; cosa significa vivere con la salsedine in bocca e nel cervello.
E poi la racconto a tavola, cercando di far capire che il marchio made in Italy che si può mangiare in Germania come nel resto del mondo, è spazzatura. Sapori e tradizioni non sono in vendita, e non potrebbero esserlo, né nei supermercati né nei ristoranti stellati di chef paraculo.

Vorresti tornare?
No. Assolutamente no. O forse sì. Ma solo se la più grande fabbrica dell'obbedienza della storia dell'uomo chiamata Vaticano si trasferisse ad Avignone. O meglio ancora: se fosse mandata affanculo in Lapponia.



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