Luca il bastardo
Oldlucast è una casa editrice, un produttore, un sonorizzatore, una opportunità per attori, musicisti e narratori. E se sono opere, si pagano. Alla faccia della coda lunga e del mondo gratis di Chris Anderson.
A un tizio così andrebbe a pennello un blog, con il quale costruire un po' di personal branding, accreditarsi da solo ad avanguardia culturale. Ma Luca il blog non ce l'ha. A malapena ha la fan page di Facebook. Perché Luca è uno scrittore bastardo, che negli schemi proprio non ci sta.
Qualche anno fa ci trovammo a collaborare con Graziano Cecchini l'ormai dimenticato arrossatore della fontana di Trevi, il situazionista futurista che aveva riempito Trinità dei Monti con ventimila palline colorate. Proposi a Luca di diventare il suo cronista. Di stargli dietro, raccogliere le sue dichiarazioni allegramente deliranti. Mi sarei aspettato una stortura di naso, un paio di scuse neppure ben congegnate per declinare l'offerta. Da lui, interista leninsta, raccontare la storia di quel narciso dalle simpatie neanche troppo celate per la destra più estrema, me lo sarei aspettato. E invece accettò. E non solo per i soldi. Ma accettò con entusiasmo. Si calò nella sua tuta da narratore e fece uno splendido lavoro. Solo perché è un vero bastardo.
Ecco che Mursia pubblica un romanzo scritto a quattro mani con Andrea di Falco (La fine degli affanni). Ed è di nuovo, guardacaso, una narrazione spuria, incapace di stare nei binari del romanzo, del racconto e della prosa. Un racconto fatto di voci diverse, che non sono le battute di uno spettacolo teatrale e neppure un flusso di coscienza, neanche il punto di vista dei diversi personaggi. Sono "pezzi" e basta. Tutti insieme a delineare una storia. Bastarda, irrequieta, difficile da inscatolare.
non sai quanto mi piace essere bastardo. e siccome sono bastardo veramente, non te lo dico
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