I tudesch! (la guerra non è dei poveri)
Il bellissimo racconto cinematografico di Giorgio Diritti, L'uomo che verrà, mostra la guerra dal punto di vista della povera gente. Che non ne capisce nulla, se non l'essenza: vince chi rimane vivo. Il film racconta la vicenda della comunità di Marzabotto poco prima della strage nell'autunno del 1944.
La guerra è un evento complesso, dalla crudeltà incomprensibile per la gente semplice. Questo vuol dire che la guerra è sostanzialmente un'azione intellettuale, evoluta. Non è semplice violenza: è una sopraffazione strategica regolata da obiettivi a lungo termine che coinvolgono tutti gli aspetti di una società. Non è solo conquista o liberazione. E questo vuol dire che la guerra è il frutto del pensiero di gente, per così dire, evoluta. Pol-Pot (che fece la guerra al proprio popolo) era, in confronto alla grande maggioranza del suo popolo membro della elite intellettuale (aveva studiato alla Sorbona), Hitler era circondato e giustificato da filosofi come Alfred Rosenbreg. E così tanti altri.
La guerra non è l'espressione cieca di un popolo ignorante che ne viene coinvolto e ne paga le maggiori conseguenze suo malgrado. E' il frutto dell'evoluzione del pensiero, un piano sofisticato e impietoso di gente che avrebbe dovuto, con l'evolversi, comprendere il male e lavorare, più efficacemente, per il bene. E invece tutta la cultura, la preparazione, la supposta apertura mentale della formazione e delle frequentazioni all'estero, sembrano non fare altro che potenziare un bisogno di sopraffazione.
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La guerra è un evento complesso, dalla crudeltà incomprensibile per la gente semplice. Questo vuol dire che la guerra è sostanzialmente un'azione intellettuale, evoluta. Non è semplice violenza: è una sopraffazione strategica regolata da obiettivi a lungo termine che coinvolgono tutti gli aspetti di una società. Non è solo conquista o liberazione. E questo vuol dire che la guerra è il frutto del pensiero di gente, per così dire, evoluta. Pol-Pot (che fece la guerra al proprio popolo) era, in confronto alla grande maggioranza del suo popolo membro della elite intellettuale (aveva studiato alla Sorbona), Hitler era circondato e giustificato da filosofi come Alfred Rosenbreg. E così tanti altri.
La guerra non è l'espressione cieca di un popolo ignorante che ne viene coinvolto e ne paga le maggiori conseguenze suo malgrado. E' il frutto dell'evoluzione del pensiero, un piano sofisticato e impietoso di gente che avrebbe dovuto, con l'evolversi, comprendere il male e lavorare, più efficacemente, per il bene. E invece tutta la cultura, la preparazione, la supposta apertura mentale della formazione e delle frequentazioni all'estero, sembrano non fare altro che potenziare un bisogno di sopraffazione.
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