André è partito
Insegno da più di quindici anni. Forse persino di più. Sarà che metà della mia famiglia ha a che fare con le scuole, in un modo o nell'altro. C'è chi insegna all'università, chi ai bambini malati, chi si appassiona del latino, chi ha fatto la maestra in un piccolo paese, come una volta.
A scuola non ero un granché. Dopo mi sono appassionato a questo contatto misterioso tra generazioni diverse che fornisce la benzina che ti porterà in giro per questo mondo tutta la vita. Avevo un professore di disegno, alle superiori. Era un uomo minuto, con i baffi. Un giorno venne a scuola con la figlia che poteva avere cinque o sei anni. Se la mise accanto, alla cattedra, mentre lui faceva lezione lei disegnava. Ad un certo punto, dolcemente le prese il pennello con il quale lei stava colorando e fece un rapido segno, tutto involuto, un gesto unico ed elegante.
E' un fiore spaziale, spiegò alla bambina. Non aveva scelto il colore e neppure aveva cercato un foglio pulito. Si era solo appropriato di un angoletto nel disegno della figlia e aveva improvvisato. Ero curiosissimo di vedere il fiore spaziale. Mi alzai e mi avvicinai. Guardai quel fiore rigoglioso, d'un viola vinaccia con i petali che brillavano ad un sole invisibile. Era proprio un fiore spaziale.
Era così che il professor Ruffino, o meglio, Claudio come lo chiamavamo, ci insegnava. Con piccoli gesti e con la meraviglia. Non l'ho più visto da allora, venticinque anni fa, ma il fiore spaziale me lo ricordo bene.
Mi affeziono agli studenti che fanno lezione con me. Faccio il furbo, mantengo le distanze prendendoli in giro ma alla fine mi preoccupo, mi agito, ci discuto, insomma ci penso. Ci sono studenti impermeabili che mi guardano con uno sguardo distaccato, altri che ridono alle mie battute. Molti dimenticano le cose che dico, i compiti che raramente assegno. Alcuni sottovalutano quello che dico, molti ribattono, tanti fanno fatica. Poi se ne vanno. Partono per la loro strada. Qualcuno lo vedo ancora. Qualcuno mi chiede ancora consiglio. La maggior parte sparisce.
Oggi André comincia una nuova avventura dall'altra parte del pianeta. È un tipo sveglio, da qualche parte nella valigia si è portato la sua collezione di fiori spaziali.
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A scuola non ero un granché. Dopo mi sono appassionato a questo contatto misterioso tra generazioni diverse che fornisce la benzina che ti porterà in giro per questo mondo tutta la vita. Avevo un professore di disegno, alle superiori. Era un uomo minuto, con i baffi. Un giorno venne a scuola con la figlia che poteva avere cinque o sei anni. Se la mise accanto, alla cattedra, mentre lui faceva lezione lei disegnava. Ad un certo punto, dolcemente le prese il pennello con il quale lei stava colorando e fece un rapido segno, tutto involuto, un gesto unico ed elegante.
E' un fiore spaziale, spiegò alla bambina. Non aveva scelto il colore e neppure aveva cercato un foglio pulito. Si era solo appropriato di un angoletto nel disegno della figlia e aveva improvvisato. Ero curiosissimo di vedere il fiore spaziale. Mi alzai e mi avvicinai. Guardai quel fiore rigoglioso, d'un viola vinaccia con i petali che brillavano ad un sole invisibile. Era proprio un fiore spaziale.
Era così che il professor Ruffino, o meglio, Claudio come lo chiamavamo, ci insegnava. Con piccoli gesti e con la meraviglia. Non l'ho più visto da allora, venticinque anni fa, ma il fiore spaziale me lo ricordo bene.
Mi affeziono agli studenti che fanno lezione con me. Faccio il furbo, mantengo le distanze prendendoli in giro ma alla fine mi preoccupo, mi agito, ci discuto, insomma ci penso. Ci sono studenti impermeabili che mi guardano con uno sguardo distaccato, altri che ridono alle mie battute. Molti dimenticano le cose che dico, i compiti che raramente assegno. Alcuni sottovalutano quello che dico, molti ribattono, tanti fanno fatica. Poi se ne vanno. Partono per la loro strada. Qualcuno lo vedo ancora. Qualcuno mi chiede ancora consiglio. La maggior parte sparisce.
Oggi André comincia una nuova avventura dall'altra parte del pianeta. È un tipo sveglio, da qualche parte nella valigia si è portato la sua collezione di fiori spaziali.
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