Storie di famiglia 13


Di tutte le sue storie, quella che più giustificava il suo scetticismo verso le grandi idee era anche quella più incredibile. Ogni tanto usciva fuori quando si discuteva di principi, di idee che mal si adattavano al suo buonsenso. Era talmente indisposto dall'abbandonare la protezione del buonsenso che, messo alle strette, era persino disposto a mettere in dubbio l'unica ideologia che era stato costretto a toccare con mano. "Guarda che io ho visto anche SS di colore". A dire che persino i nazisti, che erano stati dispoti a fare quello avevano fatto per l'ideologia, alla fine avevano messo da parte i loro principi e avevano fatto ciò che andava fatto: aprire le porte ad alleati non proprio ariani. In realtà non usava l'epressione "di colore" usava "negri" ma senza disprezzo, senza razzismo solo perché gli avevano insegnato a chiamarli così.

Una storia incredibile le SS negre. Eppure. Eppure gli era capitato più volte di veder passeggiare, a volte mano nella mano, soldati tedeschi di colore, alcuni addirittura con il turbante. Non molti, ma quei pochi avevano colpito la sua fantasia tanto che le campagne tedesche punteggiate da nazisti scuri di pelle erano rimaste quasi intatte nella sua memoria.

Il fatto è che proprio a Königsbrück erano stati destinati i primi 300 volontari della Freies Indien, un corpo di volontari reclutati tra i prigionieri di guerra indiani, seguaci di Subhas Chandra Bose, ex presidente del Congresso Nazionale Indiano. Non avrebbero fatto un granché durante la guerra, a parte qualche scaramuccia. Hitler stesso ne avrebbe negato l'esistenza. Ma loro erano lì nei racconti di mio padre a dimostrare che in fondo in fondo anche dalle convinzioni più radicate esiste sempre una ragionevole via di fuga.

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