tag:blogger.com,1999:blog-86584270761493520822024-03-21T06:08:34.698+01:00La Storia delle Storieguardare, raccontare, ricordareliviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.comBlogger417125tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-32679591281384594732018-02-13T09:48:00.003+01:002018-02-13T12:04:55.023+01:00L'Egitto agli Egiziani<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuP2otimEGpEvydLpq4_8V_7uDQNqtHrDa91i3JUH84AuDj_sNqPHS2oJcxfezMyZtjhFSDkfhUdbr_IAX0brn17Aug7p3JCk9dzPoptUqPrPQkpN5GdLZtglFbE74Dbzarc5Atko_D9g/s1600/greco.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="350" data-original-width="606" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuP2otimEGpEvydLpq4_8V_7uDQNqtHrDa91i3JUH84AuDj_sNqPHS2oJcxfezMyZtjhFSDkfhUdbr_IAX0brn17Aug7p3JCk9dzPoptUqPrPQkpN5GdLZtglFbE74Dbzarc5Atko_D9g/s1600/greco.jpeg" /></a></div>
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<br /></div>
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Credo che <b>Giorgia Meloni </b>abbia il diritto di avere delle opinioni. Credo che abbia anche il diritto di espriemerle in un modo colorito, a volte anche esagerato perché in fondo siamo un paese da teatro. Credo anche che qualche volta possa avere ragione. Questa non è una verità scientifica perché non ho prove a supporto del fatto che io abbia mai detto "la Meloni ha ragione", quindi va presa come un'opinione personale.</div>
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Lo so è difficile ammettere il diritto d'opinione a qualcuno che evidentemente è venuta a cercare la rissa. Eppure accade il miracolo. Del direttore del <b>Museo Egizio di Torino, </b> <b>Christian Greco</b> ho apprezzato sopra di tutto una cosa. L'<i>aplomb </i>e la pacata competenza. Non si è fatto coinvolgere nella rissa. Ha portato le sue motivazioni, ha rintuzzato gli attacchi sempre più scomposti della politica livorosa. E questo mi ha intristito della figura barbina della signora <b>Meloni:</b> la triste incompetenza, la mancanza di serietà nel portare una legittima opinione, quasi che la ragione fosse dalla parte di chi ha lo slogan più figo, di chi urla più forte o da chi ripete più volte la stessa cazzata, come diceva il signor Joseph Goebbels. Consiglierei alla signora <b>Meloni </b>di tornare a studiare, di affrontare con un po' di serietà l'importantissimo compito che si è data e poi ritorni ad esprimere le sue opinioni. Prometto che le ascolterò. E al direttore <b>Christian Greco</b> consiglierei di portarsi dietro un cameraman tutte le volte che dà dimostrazione di civiltà perché la sua calma è stata la più bella cosa della politica chi si è vista da anni.</div>
liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-87406876290393927852017-05-16T21:02:00.000+02:002017-05-16T21:03:46.677+02:00Cosa fare di me quando sarò morto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://static1.gamespot.com/uploads/original/1518/15188074/2893765-5707235018-six-f.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="481" src="https://static1.gamespot.com/uploads/original/1518/15188074/2893765-5707235018-six-f.jpg" width="640" /></a></div>
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<br /></div>
Ultimamente ho avuto di nuovo a che fare con la morte. Quindi, prima che sia troppo tardi, raccolgo qui qualche indicazione su cosa fare di me dopo l'ineffabile dipartita.<br />
<br />
1. Partiamo con una bella contraddizione. Non sono cattolico, non credo in serafini, cherubini santi e affini, concordo con<b> Christopher Hitchens</b> che le religioni avvelenino ogni cosa ma mi piacerebbe che un prete cattolico in paramenti completi cosparga il mio feretro di acqua benedetta e sopratutto incenso. Ho partecipato a centinaia di funerali e senza incenso non è un funerale. Ma non permetto nessun discorso sulla vita eterna e nessun tentativo di conversione ai convenuti.<br />
<br />
2. Non vivrò abbastanza da vedere la cassa di <b>Ikea</b>, per cui dico ai miei cari (alle mie care): non spendete soldi nel sarcofago. Data la fine che vorrei facessero i miei resti mortali credo che uno scatolone o una semplice scatola di compensato possa fare il caso. Sul serio ragazze, spendete quei soldi in un viaggio, tutte quattro insieme.<br />
<br />
3. Sia la cerimonia l'occasione, per chi vorrà partecipare, di prendersi un giorno libero. Nessun datore di lavoro si opporrà al fatto che vi prenderete qualche ora libera per commemorare un amico. Se lo fa, cambiate lavoro. Tutti gli altri prendetevela con calma, raggiungetemi a piedi, fumatevi una canna, bevetevi una mezza bottiglia di <b>whiskey</b> e pensate alle cose che non ci siamo detti. Davvero, non serve che vi raduniate intorno alla scatolone. Sospendete per qualche ora la vita quotidiana per me, mi basta e avanza. Se passerete il resto della giornata inconsci su una panchina vi vorrò ancora più bene. Liberissimi di piangere ma, per favore, il dolore è un atto privato che non ha bisogno di manifestazioni.<br />
<br />
4. Dell'ammasso di carne organi e ossa che mi compone donate tutto quanto alla scienza, che qualche giovane aspirante medico faccia esercizio su di me piuttosto che su qualche vittima sacrificale del servizio sanitario nazionale. E quando non ci sarà più niente di utile, riducete tutto quanto in cenere e spargete quel che resta in due luoghi. La scorciatoia che dalla stazione ferroviaria di Narzole porta al paese. La stazione non funziona più e nessuno ci passa più per quel sentiero, ma si gode una bella vista sulla <b>Langa</b> e sul <b>Tanaro</b>. L'altra parte spargetelo nelle acque del <b>Bosforo</b>, che ho sempre voluto viaggiare e magari questa volta...<br />
<br />
5. Piantate un albero a mio nome così che i miei cari, le mie care, possano avere un posto nel quale venire a piangere la mancanza o a presentare i nipoti che non vedrò e a raccontare le tristezze che questa vita faticosa le costringerà ad affrontare.<br />
<br />
6. Vorrei che faceste scrivere queste parole su un pezzo di legno e lo piazzaste in basso, vicino alle radici dell'albero: "<b>We few, we happy few, we band of brothers; For he to-day that sheds his blood with me, Shall be my brother</b>" che è tratto dal monologo di Enrico V alla vigilia della battaglia di Agincourt. Questa vita qui non è altro che una lunga vigilia di una battaglia, nella quale riconoscere fratelli e sorelle.<br />
Per il resto grazie di tutto.<br />
<br />liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-45991433141962612152017-04-18T13:06:00.001+02:002017-04-18T14:31:53.570+02:00Sardine al pepe, una bontà cinematografica<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihzXCiT032F1Nq6bInl81wOY23au_Jfo6Q6s6W4WummS2fpMrMfY5KQqc8DQZhkrf2aLSBnOBfQJjfx2wt9XKes-HAxM_McN85jtTEnOt2XMTgzRIfcWOb-afrs2TzREjeJO0mbiH78Ns/s1600/volto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihzXCiT032F1Nq6bInl81wOY23au_Jfo6Q6s6W4WummS2fpMrMfY5KQqc8DQZhkrf2aLSBnOBfQJjfx2wt9XKes-HAxM_McN85jtTEnOt2XMTgzRIfcWOb-afrs2TzREjeJO0mbiH78Ns/s640/volto.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
Il <b>cinema</b> di <b>Aki Kaurismäki</b> è come la <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Cucina_finlandese" target="_blank">cucina finlandese</a>: spartana, povera, talmente essenziale da sembrare quasi punitiva. È il clima, è l'umidità dei laghi che porta alla malinconia, alla lentezza. Una cucina che non indulge, nutre e basta.<br />
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTUeQM_VKg7OhKUyQOwmu31MPrpvTN5v6JgE6u1Ei-htK0bi11lW1H-ZJ_qO2JwXSjncd9t1Ac41kmrnVL8eEQINSPoom4265eRWeVAdtyCHNrBzakBEykZAMOm6M3780nwetkT34fUy4/s1600/kala.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTUeQM_VKg7OhKUyQOwmu31MPrpvTN5v6JgE6u1Ei-htK0bi11lW1H-ZJ_qO2JwXSjncd9t1Ac41kmrnVL8eEQINSPoom4265eRWeVAdtyCHNrBzakBEykZAMOm6M3780nwetkT34fUy4/s320/kala.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Kalakukko, pasticcio di segale pesce e maiale, piatto nazionale .</td></tr>
</tbody></table>
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Dall'altra parte c'è la cucina americana. </div>
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Ricca, colorata, stratificata, soprattutto messa in scena, una cucina che racconta e si arricchisce ulteriormente, in un infinito gorgo di soddisfazione commerciale: per due dollari compro l'hamburger pizza, la pizza con i würstel incastonati nella crosta per raggiungere la massima efficienza nel rapporto quantità-prezzo. È la politica della massima quantità a un prezzo leggermente più alto, raccontato Eric Schlosser nel suo <b><a href="http://amzn.to/2oHXr7L" target="_blank">Fast food nation</a>, </b>che massimizza il profitto. È anche lo stile cinematografico delle serie tv, patinato, sottovuoto, perfetto nella sua presentazione, ricco, strutturato, complicato, indigeribile e talmente trasformato da renderlo irriconoscibile alla realtà alla quale si suppone appartenesse.</div>
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Non a caso <b>L'altro volto della speranza</b> è un film che si svolge in uno schizofrenico ristorante finnico dove tutto è raccontato senza tante portate, senza nessun condimento.</div>
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Attenzione: nel film si fuma moltissimo.</div>
liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-14921651284904811842016-08-15T19:57:00.001+02:002016-08-15T20:02:24.065+02:00Bunny muore d'amore<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ9HivCh2kIdJYagxqoCcuioXBVt4dd3YmQanOYiqHWiYkIMjSt5z2LzWPNld0gyBCBLgrpS7jtA_3mridRD-5PKpQh1ajWkPO9YN6_aWP-qS25IGUXlyP_3XQ0rZXZm1BqygFuregHIw/s1600/cave.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ9HivCh2kIdJYagxqoCcuioXBVt4dd3YmQanOYiqHWiYkIMjSt5z2LzWPNld0gyBCBLgrpS7jtA_3mridRD-5PKpQh1ajWkPO9YN6_aWP-qS25IGUXlyP_3XQ0rZXZm1BqygFuregHIw/s1600/cave.jpg" /></a></div>
<br />
<br />
<b>Bunny Munro</b>, figlio di Bunny Munro e padre di Bunny Munro Junior è un bastardo. Vende prodotti di bellezza porta a porta (su appuntamento) nel sud dell'Inghilterra. I suoi clienti sono donne disperate che hanno bisogno di sognare. Bunny approfitta delle loro debolezze e le spenna, qualche volta le spoglia e le scopa. L'unica cosa che conta per Bunny Munro è la figa. Quella di <b>Kylie Minogue</b>, quella di <b>Avril Lavigne</b> o quella di ogni singola femmina che incontra per strada. Eppure, quando l'amata moglie si suicida Bunny ne esce distrutto. E a modo suo riversa tutto l'amore che ha sul figlio di nove anni Bunny Junior. I due cominciano un viaggio nel quale Bunny si impegnerà a trasferire al figlio tutta la sua eredità di esperienze. Non è una storia di redenzione, Bunny è troppo fatto per redimersi. È una storia sul bisogno d'amore e sulla capacità di produrne, in qualsiasi condizione.<br />
<br />
Secco, tagliente, a tratti divertente e un pizzico struggente. Per chi ama una scrittura senza fronzoli.<br />
<br />
L'autore è <b>Nick Cave</b>, proprio quel cantautore che Wikipedia definisce "una delle figure più influenti e carismatiche della musica contemporanea"<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLqMlmO9RRAm_4Xq1aTJblYpYwN-lANfacmTnsNkkO3BUuZ839es7OgBUrnEkO5ahsRLZ1aFLz84b3iR1_bgE1-QA52HAlHmMJFfUmfSptn7PtMF3NfdiiHM5ATWghF8x1En5uHNDukHk/s1600/Schermata+2016-08-15+alle+20.56.23.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLqMlmO9RRAm_4Xq1aTJblYpYwN-lANfacmTnsNkkO3BUuZ839es7OgBUrnEkO5ahsRLZ1aFLz84b3iR1_bgE1-QA52HAlHmMJFfUmfSptn7PtMF3NfdiiHM5ATWghF8x1En5uHNDukHk/s200/Schermata+2016-08-15+alle+20.56.23.png" width="130" /></a></div>
<b><br /></b>
<b>Nick Cave, La Morte di Bunny Munro, Feltrinelli</b><br />
<br />
<a href="http://amzn.to/2b8IW7m" target="_blank">Edizione italiana</a> (copertina flessibile)<br />
<br />
<a href="http://amzn.to/2aNCAMv" target="_blank">Edizione inglese</a> (kindle)<br />
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<br />liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-66579821168864119842016-08-04T20:09:00.000+02:002016-08-04T20:09:40.704+02:00La senatrice Blundo mi ha preso per il culo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGoGfasWuRPmyNrq__oo5qiWAwVYJwQuQJNw8vmQQlXfOJw5cbi6U3OP7MTm4ncMzQ2ogbyhf7UDGTHF_jaeGYW7Zrg2bZYHTYrIoQC8sjZ6brF1XZoeYJPWsjqWmvwKL7HPpdrfHLa18/s1600/Schermata+2016-08-04+alle+20.07.58.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="227" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGoGfasWuRPmyNrq__oo5qiWAwVYJwQuQJNw8vmQQlXfOJw5cbi6U3OP7MTm4ncMzQ2ogbyhf7UDGTHF_jaeGYW7Zrg2bZYHTYrIoQC8sjZ6brF1XZoeYJPWsjqWmvwKL7HPpdrfHLa18/s400/Schermata+2016-08-04+alle+20.07.58.png" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
Accade questo. Nella complessa vita senatoriale capita di dover votare per l'autorizzazione a procedere per il senatore <b><a href="http://www.repubblica.it/politica/2016/08/04/news/_ndrangheta_grasso_inverte_ordine_giorno_si_vota_su_caridi-145344346/" target="_blank">Stefano Caridi</a></b>. L'autorizzazione viene concessa. Nell'orgasmo d'aver fatto cadere un ennesimo baluardo della "vecchia politica" la senatrice dilettante <b>Enza Blundo</b> del <b>Movimento Cinque Stelle</b> si scapicolla su <b>Twitter</b> e si lascia scappare una scoreggia. Spara un tweet in cui accusa gratuitamente il senatore Zanda, capogruppo PD al Senato.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAyxxlBShVH3WEcElSZgu6KqDkFgdO6CTR2-WF-YXICGYoIdIdfUW2QhGB2qHJiU0md6JwIV_yhcgVsW_4LyWSKKDE9Tkp5Oh_ibh48U3Dr0zixsNJ-l9aWZSZYOk65mfyl71-aq2C_uE/s1600/Schermata+2016-08-04+alle+19.56.16.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="197" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAyxxlBShVH3WEcElSZgu6KqDkFgdO6CTR2-WF-YXICGYoIdIdfUW2QhGB2qHJiU0md6JwIV_yhcgVsW_4LyWSKKDE9Tkp5Oh_ibh48U3Dr0zixsNJ-l9aWZSZYOk65mfyl71-aq2C_uE/s320/Schermata+2016-08-04+alle+19.56.16.png" width="320" /></a></div>
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<br /></div>
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<br />
Ci sta, so' ragazzi. Sono liberi dalle logiche della "vecchia politica". Sono spontanei. Ma poi accade qualcosa. Al Senato si incazzano di brutto. E la <b>Blundo</b> fa una cosa che invece fa incazzare me. Cancella il tweet (Eh? Io? Ma quando?) e poi va a chiedere scusa in aula.<br />
<br />
Ma invece di dire "scusate ho scoreggiato" dice "non era un'accusa a <b>Zanda</b>". Ecco, senatrice, errori se ne fanno, soprattutto in un mondo delicato come la politica nel quale la ragione sta da molte parti (e non solo nel suo Movimento). Ci sta che uno possa dire una cazzata nell'impeto della passione politica. Ma venire a chiedere scusa dicendo "<b><a href="http://www.unita.tv/focus/tweet-orribile-della-grillina-blundo-contro-zanda-poi-la-toppa-che-e-peggio-del-buco/" target="_blank">mi scuso con il senatore Zanda per aver dato l'impressione che il temine corruzione fosse rivolto alla sua persona</a></b>" ecco, senatrice o onorevole come dovrebbe essere chiamata, lei, mi permetta, ma mi sta prendendo per il culo. E questa volta non nell'entusiasmo dell'agone politico. Lei mi sta dando del coglione che non sa leggere. Lei sta freddamente negando l'evidenza, esattamente come un qualunque corrotto dalla politica.<br />
<br />
Mi sa che la sua bella ingenuità di cittadino che uno vale uno, a forza di stare tra gli scranni del <b>Senato</b> si è un po' corrotta. Si faccia un favore e lo faccia alla <b>Repubblica</b>, se ne torni a casa a disintossicarsi. Di gente che ci prende per il culo, con uno stile infinitamente più sofisticato del suo, ne abbiamo già abbastanza.<br />
<span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 153px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></span><span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 153px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></span><span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 153px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></span><span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 153px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></span><span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 153px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></span><span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 153px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></span><span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 153px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></span><span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 153px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></span><span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 153px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></span><span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; left: 153px; opacity: 0.85; position: absolute; top: 18px; width: 40px; z-index: 8675309;"></span>liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-39381215343416904412016-07-21T11:33:00.001+02:002016-07-22T07:49:04.226+02:00Appendino a Torino<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSMdA_eYtUXDTKYIwpGcEmcYELHkCh7tgFtAcOcz99nnBrlSbpVvXLoVKikhyphenhyphen0pOWCpvoC0oV36RJItVquz9gAi3Yf0GmZRZG3dL8xlaPNcf4n88SHlQcfwrR2pvXFJ6guB9QXCY9TUaw/s1600/appe.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Chiara Appendino Torino" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSMdA_eYtUXDTKYIwpGcEmcYELHkCh7tgFtAcOcz99nnBrlSbpVvXLoVKikhyphenhyphen0pOWCpvoC0oV36RJItVquz9gAi3Yf0GmZRZG3dL8xlaPNcf4n88SHlQcfwrR2pvXFJ6guB9QXCY9TUaw/s1600/appe.jpg" title="Chiara Appendino" /></a></div>
<br />
<br />
Vorrei che qualcuno mi aiutasse a capire. A <b>Torino</b> abbiamo un sindaco (una sindaca) che si chiama <b>Chiara Appendino </b>del<b> Movimento 5 Stelle</b>. Una politica giovane, una faccia simpatica, il piglio entusiasta. Insomma in confronto con l'aplomb smilzo-sabaudo del caro <b>Fassino</b> rappresenta una ventata di novità.<br />
<br />
Posto che la novità di per sé non è un valore positivo, posto che fin da prima del <b>2006</b> questa città è rifiorita, grazie anche ad una giunta che ha lavorato bene e posto che ho votato un altro, direi che è giunta l'ora di fare gli auguri all'alternanza e sperare che continui il corso positivo di questa città.<br />
<br />
A questo punto ci va il <b>ma</b>, giusto?<br />
<br />
Non voglio coltivare i pregiudizi, sono strastufo di questa continua campagna elettorale nella quale si lavora solo per sminuire l'avversario, ma è pur vero che <b>Chiara Appendino</b> faccia parte di una compagine che mi preoccupa. Per i toni, per gli argomenti, per quel millenarismo moralista del "noi buoni" che trovo stucchevole, scomposto, soffocante.<br />
<br />
Ho provato ad avere qualche scambio di idee con qualche <b>pentastellato</b> o <b>grillino</b> ma, o sono stato sfortunato io o mi sono spesso scontrato contro un livore da inquisizione che mi ha fatto ritirare dalla discussione. Capisco che ci sia nell'aria molta fatica, delusione, rabbia per il netto scollamento tra l'amministrazione e i cittadini, soprattutto a livello nazionale. C'è voglia di partecipazione, ci sono gli strumenti ma non c'è la preparazione degli amministratori. Insomma vorremmo essere un po' più finnici ma la classe politica arriva ancora da una impostazione delle vecchie scuole di partito satrapico.<br />
<br />
Ma reagire a questo scollamento con la rabbia, il manicheismo non mi sembra un buon modo. Mi preoccupa anche il modo con cui il movimento è stato fondato. Il sistematico soffiare sul fuoco del leader-mattatore funziona in <b>teatro</b> dove la rappresentazione è racchiusa in un contesto controllato che si chiude con la discesa del sipario ma che, portata nelle strade rischia di fomentare <b>tensioni</b> e <b>sfoghi</b> che ad un certo punto non sono più controllabili. La rabbia non porta soluzioni e ma lo scollamento, oltre che con le amministrazioni anche tra cittadini. Una città di barricate.<br />
<br />
La notizia che ci voglia far <a href="http://www.corriere.it/politica/16_luglio_19/giunta-appendino-promuove-dieta-vegetariana-veg-1617c3ee-4ddb-11e6-ab69-e82d92fc7c0a.shtml" target="_blank">diventare tutti vegani</a> e che il wifi faccia male ne sono due esempi, di mala interpretazione, per me dolosa, dell'operato di qualcuno che non ci piace.<br />
<br />
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="en">
<div dir="ltr" lang="it">
<a href="https://twitter.com/hashtag/wifi?src=hash">#wifi</a>: costruire un sistema a banda larga su tutta la città. Questo dice il mio programma a pag 58.<br />
Mai parlato di wifi "nocivo" <a href="https://twitter.com/rep_torino">@rep_torino</a></div>
— Chiara Appendino (@c_appendino) <a href="https://twitter.com/c_appendino/status/756043580444139524">July 21, 2016</a></blockquote>
<script async="" charset="utf-8" src="//platform.twitter.com/widgets.js"></script>
<br />
E quindi non so. Posso giudicare la persona indipendentemente dal movimento alla quale appartiene? Quanto il movimento attrae e in qualche modo forgia le persone che ne fanno parte? Esistono juventini buoni? Non so. Ora <b>Chiara Appendino</b> è il mio sindaco (o sindaca) e per fortuna non <b>Beppe Grillo</b>. Ma quanto durerà? Chi mi aiuta a capire?<br />
<span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; opacity: 0.85; position: absolute; width: 40px; z-index: 8675309;"></span><span style="background-color: transparent; background-image: url(data:image/png; border: none; cursor: pointer; display: none; height: 20px; opacity: 0.85; position: absolute; width: 40px; z-index: 8675309;"></span>liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-22663792001857185272016-04-30T13:46:00.000+02:002016-04-30T13:49:02.591+02:00Venanzio, prenda il caffé<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_1dE-KLEpy2LQnb5y1qdmop2fDT3RGLwelEFow6Pv_lt7tD1OmNffcDuS3iwkWW3aSt99YuEUcvCXT0_lVAki2RULqMmSlmkpm475zF4g7L6ZyC25hixcNI7vULQLCbUsP7WC8UoGq8E/s1600/Schermata+2016-04-30+alle+13.38.50.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="355" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_1dE-KLEpy2LQnb5y1qdmop2fDT3RGLwelEFow6Pv_lt7tD1OmNffcDuS3iwkWW3aSt99YuEUcvCXT0_lVAki2RULqMmSlmkpm475zF4g7L6ZyC25hixcNI7vULQLCbUsP7WC8UoGq8E/s640/Schermata+2016-04-30+alle+13.38.50.png" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
Mio padre nutre una particolare forma di <b>razzismo</b>. Per lui il mondo è diviso nettamente in due razze che non possono entrare in contatto: quelli come noi e quelli che non sono come noi. Il suo pregiudizio non ha niente a che fare con la razza, la religione, la provenienza geografica. Nella sua vita ha collezionato amici calabresi, russi, magiari, musulmani. Il suo razzismo è comportamentale: se sei una persona discreta, non invadente, amante della buona cucina, rispettosa dell'altrui diritto di stare nel proprio angolo allora sei "come noi". L'eccessiva ambizione, l'estroversione chiassosa, l'invasione dello spazio fisico con effusioni non richieste ti condanna al gruppo degli indesiderabili. Niente di sorpendente: siamo piemontesi da seicento anni.<br />
<br />
Di noi piemontesi si dice che siamo freddi, incapaci di esprimere sentimenti sinceri (piemontese falso e cortese), estranei ad una umanità schietta e semplice. Eppure <b>Torino</b> la nostra città capoluogo esprime un fascino a cui pochi sanno resistere.<br />
<br />
Lo spirito di ritrosia del mondo sabaudo lo si percepisce bene nel documentario Venanzio Revolt che Vincenzo Greco, Marta Evangelisti e Fabrizio Dividi hanno dedicato ai primi ottanta anni di <b>Lorenzo Ventavoli</b>, esercente produttore sceneggiatore (per truffa come dice lui) attore deus ex-machina del cinema torinese e nazionale. Ventavoli è una di quelle personalità attorno alle quali si sedimenta la storia: Pastrone, Bergman, Buñuel, Truffaut, Woody Allen, le sale storiche nelle quali diverse generazioni di torinesi hanno consolidato il loro amore per il cinema, senza il quale non avremmo un <b>Torino Film Festival</b>, il <b>Museo Nazionale del Cinema</b> tanto per citare due esempi di rilevanza internazionale.<br />
<br />
La scelta dei tre autori di raccontare questa storia è stata la più piemontese che si potesse immaginare: Ventavoli è a casa, a tavola, a chiacchierare con un altro nome della complessa mitologia torinese: <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Steve_Della_Casa" target="_blank">Steve Della Casa</a>. Non un'intervista, non un'agiografia non un'apologia e neppure una spasmodica ricerca di una verità ultima. Una chiacchiera. Un flusso di ricordi con ritmo da post-<b>Barolo chinato</b>, da vedere a notte tarda nella quale l'avventurosa vita di un cinematografaro del dopoguerra diventa una passeggiata tra amici.<br />
<br />
La storia si srotola con un understatement struggente tanto che a volte si rischia di perdere qualche dettaglio che ha semplicemente fatto la storia del cinema. Ma cosa importa? L'esistenza di "quelli come noi" è fatta di storie tranquille, mai sopra le righe, anche se stai recitando una poesia ad Hanna Schygulla, anche se stai facendo entrare al cinema <b>Cesare Pavese</b> o stai facendo scoprire a Woody Allen, a casa tua, il <b>cinema yiddish</b>.<br />
<br />
Quelli "come noi" sono fatti così: quando raccontano lo fanno sotto voce e soltanto a "quelli come noi"<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="https://www.youtube.com/embed/icTcI0DO64s" width="480"></iframe>
</div>
liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-45635265632160862622016-04-23T15:57:00.002+02:002016-04-23T15:57:41.004+02:00Trump e le trivelle<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.ilcaffeespressoitaliano.com/wp-content/uploads/banner3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.ilcaffeespressoitaliano.com/wp-content/uploads/banner3.jpg" height="332" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
Dialogo mattutino nel bar.<br />
<br />
<b>A- </b>Le segui le elezioni americane? Io ho letto tutti i libri di <b>Trump</b>, rapidamente. Guarda che non dice cose stupide Sta stravincendo. Solo a <b>Manhattan</b> non vince. Sai cosa direbbe delle trivelle?<br />
<b>B- </b>Ma poi perché dovremmo decidere noi. Chiedi alla casalinga che dopo <b>Chernobyl</b>... Le centrali non si possono spegnere come una macchina.<br />
<b>A- </b>E un disabile? Come tua madre e mia madre che vanno a fare un esame e la tengono sette giorni, torna casa e i marocchini hanno già ridipinto la casa e messo i loro mobili. La polizia non fa niente.<br />
A quelli che mettono la maglietta di Che Guevara gli dico: sai che <b>Che Guevara</b> ammazzava i gay? Se ti metti una maglietta di <b>Mussolini</b> fai apologia eppure <b>Stalin</b> ne ha ammazzati di piú. <b>Hitler</b>, in confronto, era un chierichetto di questa chiesa qua (<i>indica</i>).<br />
<b>B- </b>Ieri c'era sto ragazzino che dice: io sono per Hitler. Ah, bé.<br />
<b>A- </b>Cinque anni. Una legislatura, cinque anni. La più lunga della storia della repubblica. Quando vado all'estero tutti mi chiedono: come si vive in dittatura? Dappertutto sarebbero scoppiate le piazze. E invece da noi va tutto bene.<br />
<b>B- </b>Si vede che Renzi è il meglio che ci meritiamo.<br />
<b>A- </b>E poi la gente si stupisce quando vai nei locali e non bevo. Una <b>Coca-Cola</b> con il ghiaccio e la cannuccia e sono a posto. Ma quelli mi dicono ci devo mettere il rum, per forza. Con una fetta di limone se vuoi esagerare. Adesso ne ho trentacinque, ma quando ero più giovane andavo nei locali e chiedevo: latte freddo ne hai? Quelli impazzivano. Alle sei del mattino è pericoloso andare in giro, i giovani non guardano il semaforo e io mi devo fermare al verde. Ma dico, invece di fumare perché non leggi un libro. Eh, un libro dicono quelli. Un libro, un libro dico io.<br />
<b>B- </b>C'è troppa democrazia.<br />
<br />
<br />liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-88701949476843619032015-06-16T21:15:00.000+02:002015-06-16T21:15:11.311+02:00Ridere pedalare, dare di matto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://triviahappy.com/images/articles/04142014pennyfarthing.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://triviahappy.com/images/articles/04142014pennyfarthing.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Il ragazzo ride</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Il ragazzo ha problemi psichiatrici. Lo incontro sul corso, mentre vado al lavoro o nella pausa pranzo. Esce di casa e corre. Ha un po' i piedi piatti ma ha una bella corsa distesa, piena di elettricità come se correre a quel modo fosse la cosa più bella al mondo. Mi chiedo se faccia attenzione quando attraversa la strada. Ride spesso e se non ride ha quel sorriso di uno che ha appena ricevuto una bella notizia. Al bar commentano: ride per niente. Aggiungerei: ride per niente che noi possiamo comprendere perché lui sa di cosa sta ridendo. Basta guardarlo. E ricomincia a correre come se il livello di energia vitale avesse raggiunto il limite e dovesse esplodere in un atto di puro piacere. Sono sicuro che lui sa dove sta andando.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Il ragazzo pedala</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Al paese c'è un ragazzo che vive su una bicicletta. Non l'ho mai visto sulle sue gambe. Non l'ho mai visto fermo. Non va veloce ma tiene il passo costante di uno che messo nella giusta direzione potrebbe fare il giro del mondo senza scendere. Non gli ho mai rivolto la parola, non l'ho mai visto parlare con nessuno. Concentrato com'è a pedalare non è facile ascoltare le chiacchiere della gente che si incontra in paesi come quello. Alla sua bicicletta vuole bene. È una bicicletta ordinaria, con il cambio e il manubrio da città. Il ragazzo ha aggiunto dei grandi specchi retrovisori, una borsa porta mappa, delle sacche appese alla ruota dietro. Per un po' di tempo aveva anche una di quelle bandierine triangolari che ti segnalano agli automobilisti. Ma poi l'ha tolta, forse attirava troppo l'attenzione. Dicono che faccia sempre la stessa strada. Ma nessuno lo ha mai seguito nei suoi viaggi, dall'inizio alla fine.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-16820758712075141692015-03-20T08:59:00.000+01:002015-03-20T08:59:06.308+01:00L'ISIS dentro di noi<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://resources1.news.com.au/images/2014/06/15/1226955/234233-301e04ac-f472-11e3-9b4b-c275dbac2021.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://resources1.news.com.au/images/2014/06/15/1226955/234233-301e04ac-f472-11e3-9b4b-c275dbac2021.jpg" /></a></div>
<br />
<br />
Questa mattina l'edizione di carta del quotidiano <b>Cronaca Qui</b> titola: Quattro martiri italiani. Il quotidiano Cronaca Qui è un quotidiano locale e nazionale che ama costruire titoli che accendono le micce. Io mi ispiro a lui per le mie lezioni di <b>Interactive Storytelling</b>, citando alcuni dei titoli come esempi perfetti di contenuti che non informano ma provocano una interazione. Ad esempio:"il comune toglie la mensa ai bimbi e foraggia gli zingari". Dopo un titolo così nessuno legge più l'articolo perché impegnato in una accorata conversazione.<br />
<br />
Ho sempre pensato che titoli del genere fossero dettati dal semplice calcolo economico: siamo gli unici che hanno il coraggio di dire quello che la "gente" pensa, dunque comprate noi e non la stampa allineata e noiosa. Una specie di VaffaGiornale. Ma poi il titolo di questa mattina mi ha fatto sospettare qualcosa di diverso. Forse quel titolo lo ha scritto l'<b>ISIS</b>. Ma non l'ISIS islamico, panarabo, mediterraneo. L'ISIS cristiano che ci circonda.<br />
<br />
Nel nostro paese, che è stato profondamente fascista, c'è chi invidia la semplice ideologia millenarista di certe frange integraliste. Si fa mostra di odiare il <b>califfato</b> perché in realtà si vorrebbe essere come loro. Si vorrebbe poter avere l'esclusiva di quel modo di vedere il mondo che è fatto di Verità, dèi di ogni genere e martiri di ogni fatta. Si vorrebbe vestire i panni del crociato senza macchia e senza paura, investito di una missione senza dubbi e senza compromessi.<br />
<br />
Ma i musulmani ci hanno portato via l'idea, ci hanno superati a destra (o nella corsia di sorpasso per il Paradiso). Il loro limpido manicheismo ci coglie in fallo, molli, indecisi e pieni di dubbi e come in certe storie d'amore malate si dice "ti odio" ma in realtà si sta dicendo "ti amo". E allora si assume lo stesso linguaggio, trasformando un povero <a href="http://www.lastampa.it/2015/03/20/cultura/opinioni/buongiorno/il-crociato-yyCB04E5ZEnc4AqweRvwDL/pagina.html" target="_blank">autista di autobus</a> in pensione in un evangelizzatore caduto sul campo della lotta per la <b>Verità</b>, che alla fine non è diversa da quella degli integralisti.<br />
<br />
Dio è con noi è stato il motto di molti eserciti. Come vorremmo crederci di nuovo. Grazie agli integralismi ottusi e manichei che ci circondano avremo finalmente la libertà di ritrovarci protagonisti di qualche guerra santa. Peccato che nel nostro paradiso non ci saranno le <b>72 vergini</b>.<br />
In questo, il marketing della guerra santa ci ha battuto. E anche questo brucia.liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-86726496773199277722015-01-07T12:07:00.000+01:002015-01-07T12:07:26.242+01:00Commen-Cement (Ellen Degeneres)<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="https://www.youtube.com/embed/0e8ToRVOtRo" width="459"></iframe><br />
<br />
____<br />
<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="https://www.youtube.com/embed/YIAAI3j_vsY" width="459"></iframe><br />
<br />
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<br />liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-43025175014927916212014-02-02T21:18:00.001+01:002014-02-03T21:10:04.681+01:00Prenderne tante<br />
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="450" src="//www.youtube.com/embed/tOepOYzX_yw?rel=0" width="600"></iframe>
</div>
<br />
<br />
Questa sera ho raccontato a <b>Sofia</b> del "Rumble in the jungle", di quella volta in cui, <b>Muhammad Ali</b> prese botte dall'uomo più forte del mondo per tutto il tempo, senza cadere. Perché è così che accade spesso nella vita. E le ho anche raccontato come all'ottavo round Alì abbia aperto le sue ali come un angelo del destino e abbia ficcato il cazzotto del secolo in mezzo alla faccia dell'uomo più forte del mondo, prendendosi la rivincita e il titolo.<br />
<br />
Perché è anche questo che accade, qualche volta, nella vita. Basta arrivarci in piedi.<br />
<br />
(La riscossa, nel video, comincia a 24:24)<br />
<br />liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-36279004829041392342013-11-28T10:54:00.000+01:002013-11-28T10:54:07.947+01:00Gli ebrei tornano a casa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnsXGqAPETp3O5inl18YkuP7wezgoq3cUSrqqq8LlRwAThSOkkOtqSNsPEUo04tf6287Upqzk9xYhMqFkeKLh9qgsM9YH7N3KvA2UW0PANRpGykeVBMtCIPRPS5fozi3hZKWmrv7PRzIE/s1600/hann.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnsXGqAPETp3O5inl18YkuP7wezgoq3cUSrqqq8LlRwAThSOkkOtqSNsPEUo04tf6287Upqzk9xYhMqFkeKLh9qgsM9YH7N3KvA2UW0PANRpGykeVBMtCIPRPS5fozi3hZKWmrv7PRzIE/s1600/hann.jpg" /></a></div>
<br />
Ho visto, ieri, quest'immagine di sfuggita, e quasi non riuscivo a credere. Mi sono fermato e l'ho riguardata. La porta di <b>Brandeburgo, </b>Berlino è un luogo mistico, come il Muro del Pianto, la Cupola d'Oro, il palazzo delle Nazioni Unite sull'Hudson, San Pietro, il mausoleo di Lenin. Uno dei simboli della storia del maledetto secolo breve. Dinanzi si alza una <b>menorah</b> con una grande stella di Davide al centro. È la festa delle luci, la consacrazione del tempio nuovo, piantata là nel cuore dell'ultimo simbolo rimasto di quell'idea che avrebbe voluto far sparire dalla faccia della terra le razze "inferiori". È una nemesi semplice, netta, luminosa.<br />
<br />
<b>Gli ebrei tedeschi sono tornati a casa. </b>La porta di Brandeburgo non sarà più la stessa: all'ombra di quei lumi è sbiadito il nazismo. Gli ebrei sono tornati a casa. È ora che anche tutti gli altri tornino a casa, palestinesi, armeni, gli oppressi e i perseguitati che accendano i loro lumi dove desiderano. Senza confini. Il mondo non è proprietà di nessuno è la casa di tutti noi, insieme.<br />
<br />
Buona festa delle luci a tutti quanti.<br />
<br />
-liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-19885650461444316872013-11-25T12:26:00.000+01:002013-11-25T12:27:02.551+01:00Tizie da Museo<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://digilander.libero.it/sorciere666/cur8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://digilander.libero.it/sorciere666/cur8.jpg" /></a></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><br /></span></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><br /></span></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Ho un amico che è una persona ordinata. Siamo stati colleghi per un po', lavorare con lui è stato un piacere. Preciso nel catalogare, riordinare le presentazioni, i <b>documenti</b>, che sapeva ritrovare in maniera infallibile. La sera prima di uscire riordinava la scrivania con una precisione millimetrica. La sua casa non è da meno e andarlo a trovare è un'esperienza faticosa. L'aspetto perfettamente ordinato delle sue cose personali mi imbarazza. Non so dove appoggiare il cappotto, non so dove e come sedermi, non so cosa posso toccare e non riesco a rilassarmi. Tutto così perfetto che vivo la perenne sensazione di essere di troppo.</span></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">È a lui che penso quando lavoro per un <b>museo</b>.</span></div>
<div style="font-size: 16px; min-height: 19px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Il mio lavoro procede per maree. C'è stata la marea delle bibite. Poi quella delle Onlus. Poi la lunga marea delle automobili. Ora in <b>Domino</b> si parla molto di cultura. Da qualche tempo <b>Associazioni</b>, <b>Musei</b> e <b>Fondazioni</b> hanno cominciato a chiederci come diventare più accoglienti. Un po' meno secchioni e un po' più amichevoli. È una richiesta nobile e bellissima: questi conservatori di <b>cultura</b> chiedono di poter scendere per strada, tra la gente utilizzando anche il social network. Il curatore di quella grande trovata che sono gli <b>Idea Store</b> londinesi dice:</span></div>
<div style="font-size: 16px; min-height: 19px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i>Idea Store nasce da una convinzione: che ai cittadini del XXI secolo, più che mai, interessano la lettura, l’imparare cose nuove e lo stare insieme. Nasce anche dal rifiuto di accettare un futuro dove gli unici luoghi di ritrovo siano di matrice commerciale. (</i><a href="http://faberblog.ilsole24ore.com/2012/05/idea-store-la-non-biblioteca-accessibile-come-il-panettiere/"><span style="color: #021eaa; letter-spacing: 0px;"><i>qui</i></span></a><i> tutta la storia)</i></span></div>
<div style="font-size: 16px; min-height: 19px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Musei, Fondazioni, Associazioni che hanno come obiettivo la crescita culturale di un territorio hanno una grande opportunità ma va superato quel solco piuttosto profondo che divide la qualità dell'offerta culturale e gli <i>utenti</i>. </span><span style="letter-spacing: 0px;">Spigolando qua e là (nel mio lavoro spigolo molto) mi sono imbattuto nel blog </span><b style="letter-spacing: 0px;"><a href="http://theministryofcuriosity.blogspot.co.uk/" target="_blank">Ministry of Curiosity</a></b><span style="letter-spacing: 0px;">. Cito un pezzo del Manifesto:</span></div>
<div style="font-size: 16px; min-height: 19px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span></div>
<div style="font-size: 16px; min-height: 19px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i>The Ministry of Curiosity is a group of museum enthusiasts dedicated to bringing you the best of London's museum-centric social life. </i></span></div>
<div style="font-size: 16px; min-height: 19px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i></i></span><br /></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i>We believe in the power of the city's vibrant cultural offer, and aim to change current perceptions about those working in museums. We strive to bring you an insider's perspective into the fun and stylish side of the industry. Think of us as a salon of ideas or a Victorian gentleman's club but without all the patriarchy and opium. </i></span></div>
<div style="font-size: 16px; min-height: 19px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"><i></i></span><br /></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;">Nobile intento che le due curatrici (<b>Kristin Hussey</b> e <b>Terri Dendy</b>) realizzano affrontando il museo dalla sua parte più umana, quella nella quale l’evento culturale diventa occasione sociale (<i>That's a part of what museums are: networking and knowing people. It's a creative industry. <a href="http://www.theguardian.com/culture-professionals-network/culture-professionals-blog/2013/oct/15/ministry-of-curiosity-museum-bloggers" target="_blank">Qui tutta l’intervista</a></i>). Il linguaggio è affilato, personale, competente (le due lavorano nell’ambito museale) e <b>ironico</b>.</span></div>
<div style="font-size: 16px; min-height: 19px;">
<span style="letter-spacing: 0.0px;"></span><br /></div>
<span style="font-size: 16px; letter-spacing: 0px;">Tutto molto semplice e di buon senso: rimodulare il linguaggio a seconda degli ambiti nel quale viene usato: preciso e infallibile nell’ambito professionale, ma aperto, umano e appassionato se si vuole diventare più accoglienti. Ministry of Curiosity è un bell’esempio di come si possa rendere la cultura “alta” più appetitosa spostando il racconto da un punto di vista più coinvolgente.</span><br />
<span style="font-size: 16px; letter-spacing: 0px;"><br /></span>
<span style="font-size: 16px; letter-spacing: 0px;">Io, intanto, spero che il mio amico non mi faccia più indossare quelle maledette </span>pattine.<br />
<br />
-liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-39717317488884415492013-11-20T21:45:00.003+01:002013-11-20T21:45:50.853+01:00Truth, naked and cold<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.newyorker.com/online/blogs/culture/_shannon-wheeler-stop-fact-checking-my-story-new-yorker-cartoon-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.newyorker.com/online/blogs/culture/_shannon-wheeler-stop-fact-checking-my-story-new-yorker-cartoon-2.jpg" /></a></div>
<br />
<br />
Truth, naked and cold, had been turned away from every door in the village.<br />
Her nakedness frightened the people.<br />
When Parable found her, she was huddled in a corner shivering and hungry.<br />
Taking pity on her, Parable gathered her up and took her home.<br />
There she dressed Truth in Story, warmed her up and sent her out again.<br />
Clothed in Story, Truth knocked on the villagers doors and was readily welcomed into their homes.<br />
They invited her to eat at their table and warm herself by their fires.<br />
<br />
<i>Jewish Teaching Story</i><br />
<i><br /></i>
<i>.</i><br />
<div>
<br /></div>
liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-12875021309201847782013-11-18T11:18:00.002+01:002013-11-18T14:18:27.310+01:00Masterpiece (RAI3) è un capolavoro<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://forward.com/workspace/assets/images/articles/s-Celine-GettyImages_082311.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://forward.com/workspace/assets/images/articles/s-Celine-GettyImages_082311.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><a href="http://www.masterpiece.rai.it/dl/portali/site/page/Page-461957fc-5f28-4ee2-a0aa-1da517c79b78.html" target="_blank">Masterpiece</a></b> è il reality show, in onda su <b>Rai3</b> dedicato alla scoperta dei nuovi talenti letterari. O uno spettacolo di freaks?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>La competizione</b></div>
<div style="text-align: justify;">
La dedizione costante e ostinata alla <b>scrittura</b> di storie è una forma più o meno incarnita del disturbo antisociale di personalità. Gli scrittori scrivono perché fanno fatica a fare i conti con il presente e con i suoi abitanti. In genere gli <b>scrittori</b> si pongono al di sopra o al di sotto del resto del genere umano, indipendentemente dalle loro qualità letterarie. Rispetto a cantanti e musicisti, che con i concerti tentano un contatto con la realtà, gli scrittori sono dei passivi aggressivi che preparano nell’ombra il proprio riscatto.Questo scenario rende impossibile qualunque tipo di competizione: gli scrittori non si presentano mai in campo.<br />
<br />
<br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La <b>competizione</b> si dovrebbe realizzare sulla base di parametri oggettivi (rigore è quando arbitro fischia, diceva il grande Vujadin Boscov). Nelle canzoni esistono l’intonazione, l’interpretazione, la presenza scenica. Qui? Difficilmente le storie hanno parametri oggettivi: non credo si possa confrontare un’<b>autobiografia</b> con un <b>romanzo fantasy</b>. E non parliamo di presenza scenica: nessuno dei concorrenti sa leggere ciò che ha scritto (e del resto sarebbe una prova attoriale). E qua sta il punto. <b>Masterpiece</b> non è una competizione letteraria. <b>Masterpiece</b> è uno spettacolo di personaggi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>La biografia</b></div>
<div style="text-align: justify;">
“Ci si può innamorare del libro ma non dell’autore?” si chiede la giudichessa <b><a href="http://www.amazon.it/gp/product/B00ECKA15S/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=B00ECKA15S&linkCode=as2&tag=lastodelsto-21" target="_blank">Taiye Selasi</a></b>. Si deve, direi. Ma qui non capita. Se lo stazzonato <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Louis-Ferdinand_C%C3%A9line" target="_blank">Louis Ferdinand Céline</a> si fosse presentato al Centro di Produzione <b>RAI</b> di <b>Torino</b>, avrebbe avuto qualche possibilità. Non per la sua <a href="http://www.amazon.it/gp/product/8806202952/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=8806202952&linkCode=as2&tag=lastodelsto-21" target="_blank"><b>Trilogia del Nord</b></a>, che nessuno avrebbe avuto il coraggio di leggere, ma per la sua storia personale di cattivo mai redento.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel programma la voce fuori campo sottolinea spesso come l’opportunità di partecipare a <b>Masterpiece</b> sia una sorta di riscatto sociale, e ci vengono presentati l’ex galeotto, il depresso, la bulimica, l’operaia.</div>
<div style="text-align: justify;">
A questo punto chi avrebbe il coraggio di respingere la rinascita del pregiudicato (innocente per altro) o il messaggio positivo di una che è uscita dalla bulimia?</div>
<div style="text-align: justify;">
Passa la storia più drammatica, non quella scritta sui fogli, quella personale degli autori. <b>Masterpiece</b> è il capolinea della ricerca dell’<a href="http://www.youtube.com/watch?v=RxPZh4AnWyk" target="_blank">effetto <b>Susan Boyle</b></a>. La sciatta casalinga scozzese trionfò a <b>Britains got Talent</b> con una straordinaria interpretazione scatenando un effetto domino alla ricerca di personaggi più che di cantanti (c’è persino la struggente storia del giovane <a href="http://www.youtube.com/watch?v=tZ46Ot4_lLo" target="_blank">cantante lirico coreano</a> che vive abbandonato e barbone).</div>
<div style="text-align: justify;">
In <b>Masterpiece</b> gli scrittori diventano protagonisti ignari di una storia non hanno scritto. Chi se ne frega di cosa scrivono, l’importante è che siano personaggi buoni. È l’apoteosi del reality pirandelliano: l’autore diventa personaggio. La competizione è una competizione tra personaggi. Cosa scrivano non è che un dettaglio che completa la loro biografia. Ecco che i disturbi antisociali di personalità diventano una benzina straordinaria per uno spettacolo di freaks.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Io, nella giuria, avrei messo <b>Céline</b>, <b><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jean_Genet" target="_blank">Génet</a></b> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Edward_Bunker" target="_blank">Edward Bunker</a>. Chi perde raccoglie la saponetta.<br />
<br />
-</div>
liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-563938544424458102013-11-17T19:13:00.002+01:002013-11-17T19:13:53.391+01:00Il fisico dello scrittore<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBY-g0MzifB0ld2SYGJGo5Ay_AngjhYrtFt4fJl55l6IHxkFfxQldyIqJtTIGx2cV24e5UH48Pel0ejU5BOz7WuVYMrtxPx_a7zBQJNCyMB_kDxGLtWd3oj39FlYQeVlY5VJqoJRS2d7Y/s1600/pupo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="pupo" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBY-g0MzifB0ld2SYGJGo5Ay_AngjhYrtFt4fJl55l6IHxkFfxQldyIqJtTIGx2cV24e5UH48Pel0ejU5BOz7WuVYMrtxPx_a7zBQJNCyMB_kDxGLtWd3oj39FlYQeVlY5VJqoJRS2d7Y/s1600/pupo.jpg" title="cantante" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ci vuole il fisico per qualunque cosa, ma soprattutto per fare lo <b>scrittore</b>. Me ne sono accorto in un autogrill. Nella vita è importante stare con orecchie e occhi ben aperti perché le scoperte essenziali possono arrivare in un qualunque momento. Insomma me ne stavo a distribuire brioches alle figlie, in tappa sulla Torino Savona, quando l'occhio mi cade sulla copertina di un libro dai colori cupi. In particolare sul nome dell'autore. Enzo <b>Ghinazzi</b>. Perché questo nome non mi è nuovo? Dove l'ho già sentito? Ci vuole un bel po' di zucchero al cervello prima che la risposta salti fuori. È Pupo! Quello che cantava, </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Su di noi nemmeno una nuvola </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>su di noi l'amore è una favola </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>su di noi se tu vuoi volare </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>lontano dal mondo, portati dal vento </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>non chiedermi dove si va. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ora è uno scrittore. E della sua qualità di autore vengo completamente convinto dalla quarta di copertina. Il Ghinazzi qui presente non è per nulla il brevilineo spensierato cantore del gelato al cioccolato (dolce e un po' salato, scritto insieme a Cristiano Malgioglio) con il capello a posto e il piglio cordiale. Il ritratto della quarta di copertina è un sofferto bianco e nero con luci apocalittiche che scolpiscono uno sguardo intenso di uno che la sa lunga. Come confermano gli occhiali da trader svedese e il filo di barba. Se non è uno scrittore questo... Sono tentato di comprare il libro. Ma la colazione per cinque mi è già costata abbastanza.<br />
<br />
-</div>
liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-86091707155957037702013-11-14T13:10:00.001+01:002013-11-14T13:10:25.996+01:00Ho smesso di leggere F.Piccolo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://weedactivist.com/wp-content/uploads/oldmentalking.1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="426" src="http://weedactivist.com/wp-content/uploads/oldmentalking.1.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
Ho smesso di leggere il nuovo libro di <b>Francesco Piccolo (</b><b>Il desiderio di essere come tutti)</b><br />
<br />
Ci sono due tipi di scrittori. Quelli che raccontano <b>storie</b> e quelli che ti intrattengono con un sacco di riflessioni, congetture, scoperte filosofiche quasi fossero quei parenti che si incontrano al pranzo di Natale. Io di parenti ne ho una discreta collezione, una famiglia numerosa con i suoi bei problemi che, come è noto, generano una quantità considerevole di chiacchiere che girano a vuoto. Queste chiacchiere familiari possono diventare interessanti e degne di essere ascoltate per due ragioni.<br />
<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
<br />
1. Sei un mio parente, ti conosco da quando sono nato (o sei nato tu), so inserirti in un contesto nel quale ogni piccolo segno, ogni parola è di per se una storia. Quando Fabio, che lavora nel cuore dell'Inghilterra, dice "Taranto," so che da qualche parte della sua memoria affiora una mitologica scottatura causata da un canotto e una Fiat 124 bianca, smarmittata con i sedili di scai (sky) neri, altrettanto roventi.<br />
2. Sei un mio parente. Mi hai prestato dei soldi. Metti caso che ne abbia ancora bisogno. Meglio tenerti buono.<br />
<br />
Ognuno di noi è una collezione di storie che creano un contesto il quale da senso alle storie stesse. Se incontro un tipo sul bus che mi elargisce un bel po' delle sue opinioni, delle sue elucubrazioni senza farmi capire prima chi è finisco per considerarlo un sociopatico incapace di interagire con il prossimo. Che è più o meno la sensazione che mi prende quando leggo <b>narrativa</b> infarcita di "pensavo" "sentivo" "riflettevo".<br />
<br />
Io sono per gli scrittori che scrivono storie, che legano episodi accuratamente scelti e montati in sequenze che sono in grado di descrivere un certo mondo, un certo tempo, un certo stato d'animo. Le riflessioni preferisco riservarle a me stesso. Per questo ho una predilezione per gli scrittori che raccontano storie. Pure e semplici. In questo concordo in pieno con l'idea di Orson Scott per cui "<b>a character is what he does</b>"<br />
<br />
Ho sentito un'intervista a Francesco Piccolo, alla televisione (vedi il precedente post in cui giustamente abbiamo mandato in <a href="http://lastoriadellestorie.blogspot.it/2013/11/la-tv-e-morta-viva-la-tv.html" target="_blank">pensione il terribile elettrodomestico</a>) e mi sono appassionato, de relato, al suo nuovo libro. Ho pensato che non avrei potuto vivere senza. Così mi sono precipitato da un <b>Feltrinelli</b> e ho letto la quarta di copertina: "Il 22 giugno 1974, al settatottesimo minuto di una partita di calcio, sono diventato comunista". How cool is that!<br />
<br />
Ecco, ma ora devo fare un inciso. Einaudi la case editrice della mia città, patria di Pavese, Calvino e Vittorini comincia a starmi antipatica. La prima è una ragione personale, che non sto qui a dire, roba di amici che... lasciamo perdere. L'altra è che hanno pubblicato <b>Jovanotti</b> (si veda la brillante recensione di quei bastardi di <a href="http://www.vice.com/it/read/di-cosa-scriviamo-quando-scriviamo-di-merda-jovanotti" target="_blank">Vice</a> e qualche altra opera discutibile (tipo <a href="http://lastoriadellestorie.blogspot.it/2013/04/yellow-birds-uccelli-che-non-volano.html" target="_blank">Yellow Bird</a>) e adesso traggono in inganno con uno pseudo incipit folgorante, secco, preciso. Una <b>storia</b>. Per un libro che è tutt'altro.<br />
<br />
Tant'è, il libro l'ho comprato. Quale disappunto scoprire che la frase citata non è per nulla l'incipit di una storia avvincente ma una frase come tante all'interno di un continuo riflettere, considerare, giudicare di un personaggio che neanche si ha il tempo di conoscere. Più ancora che autobiografico, <b>Il desiderio di essere come tutti</b> è una raccolta di affari di <b>Francesco Piccolo.</b><br />
<b><br /></b>
<b>"</b><i style="font-weight: bold;">Ebbi la sensazione di non stare più dentro questa cosa enorme e consueta che stava di fronte a casa mia, ma dentro qualcos'altro, meno riconoscibile nella mia quotidianità, più riconoscibile in assoluto. In pratica, per un attimo entrò nella mia testa un'intuizione che coincideva con quella solitudine e allo stesso tempo la negava: proprio mentre ero solo al mondo, mi stavo accorgendo che non ero solo al mondo"</i><br />
<br />
Un ragazzino di nove anni, a pagina tre. Immagino che prima della fine del libro scoprirà il significato della vita, e scoprirà perché mai per dimostrare il teorema di Fermat, che parla di numeri interi elevati a potenza e somme, occorre passare alla teoria delle funzioni ellittiche. Non so dire come vada a finire questa storia che non è una storia, perché ho smesso di leggere. Perché a me piacciono le storie. E così torno da <b>Feltrinelli</b> e mi carico sulla schiena quel grand tomo di <a href="http://www.amazon.it/gp/product/B00CL8FWHK/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=B00CL8FWHK&linkCode=as2&tag=lastodelsto-21" target="_blank">Vita e destino di Vassilj Grossman</a>, un cronista, un quasi comunista, ma soprattutto un <b>narratore</b>.<br />
<br />
Se ti è piaciuto quello che hai letto clicca su like ma anche su uno dei banner: ho bisogno di soldi per comprare altri libri.<br />
<br />
-liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-15437399592597061612013-11-09T22:26:00.001+01:002013-11-11T22:03:15.971+01:00La tv è morta, viva la TV<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhl3bPfboOjjhtl_q5j4hGA179fypsrTDTQlryK_DXmf18XbR3NzTxNilEeDGT5mYeBJXHGyGW-BIozKlD0XHHwsuahpdiOl7rVP2P9gLpqFavP17hmpHpWb9Ui51M19j5Ib1Og9Rgu-hKQ/s1600/TV+vintage+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="televisione" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhl3bPfboOjjhtl_q5j4hGA179fypsrTDTQlryK_DXmf18XbR3NzTxNilEeDGT5mYeBJXHGyGW-BIozKlD0XHHwsuahpdiOl7rVP2P9gLpqFavP17hmpHpWb9Ui51M19j5Ib1Og9Rgu-hKQ/s1600/TV+vintage+2.jpg" title="televisione" /></a></div>
<br />
Dopo quarant'anni di onorato servizio la <b>televisione</b> a casa nostra va definitivamente in pensione. È stato un consiglio di famiglia a decretarlo. Dopo che l'ingombrante elettrodomestico nero è rimasto spento per più di un mese senza che nessuno desse segni di crisi d'astinenza, calo della coscienza civile, ritardo mentale o culturale abbiamo deciso di far posto ad un ficus benjamin (che a gente sprovvista di pollice verde è una pianta che da dante soddisfazioni).<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
<br />
Di fronte ad una decisone del genere il classico neo giovane - hipster - always wired arriccerebbe il naso sopra quei suoi baffetti da <b>Errol Flynn</b> pachistano e commenterebbe con un "era ora" sussurrato dall'alto del suo sfinimento esistenziale. Per me invece è un momento emozionante.<br />
<br />
Sono nato quando ancora i <b>Beatles</b> stavano insieme; <b>Janis Joplin</b>, <b>Jimi Hendrix</b>, <b>John Lennon</b> e <b>Frank Zappa</b> erano ancora vivi e giovani; <b>Star Trek</b> non era ancora andato in onda e di computer non si parlava neppure al TG3 che non esisteva, neppure quello. Avevo un giradischi <b>Lesa</b> che ingoiava 45 giri e vomitava musica gracchiante.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://curiosando708090.altervista.org/wp-content/uploads/2012/04/Mangiadischi-lesa-mody-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://curiosando708090.altervista.org/wp-content/uploads/2012/04/Mangiadischi-lesa-mody-1.jpg" /></a></div>
<br />
<br />
La collezione, di famiglia, comprendeva <a href="http://www.youtube.com/watch?v=lDCELCR34EU" target="_blank">Sergio Endrigo</a> (che canta Vinicius de Moraes), Rita Pavone, il discorso della Luna di <b>Papa Giovanni XXIII</b> quello: "<a href="http://youtu.be/T8Y9EgY7ncg?t=32s" target="_blank">Tornando a casa date una carezza ai vostri bambini</a>", <a href="http://www.youtube.com/watch?v=9UaJAnnipkY" target="_blank">Patrick Hernandez</a> e Ramaya (va bene la mia cultura musicale di allora non era un granché, ma ora posso citare almeno tre canzoni di <b>Creedence Clearwater Revival</b> e fischiettare <b>Almann Brothers</b>). E questo era tutto l'intrattenimento tecnologico a disposizione. Il resto era un'oretta, forse meno della TV dei ragazzi su un <b>Telefunken</b> a colori (da ex deportato mio padre ha sempre avuto massima fiducia nei prodotti tedeschi) che funzionava a pulsanti, con ben sette canali, e un sistema di equalizzazione del suono.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://hpbimg.marcelstvmuseum.com/telefunken%20palcolor%20846%20totaal01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="503" src="http://hpbimg.marcelstvmuseum.com/telefunken%20palcolor%20846%20totaal01.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<b>Canzonissima</b>, gli schetch (siparietti) di Sandra e Raimondo, una giovanissima <b>Raffaella Carrà</b> (il suo ombelico è stato il primo indizio di un mondo morbido e meraviglioso che avrei cominciato a frequentare molti anni dopo). In ogni caso la mia esistenza è stata determinata dalla televisione.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
-Il primo ricordo è la lunga diretta notturna delle <a href="http://lastoriadellestorie.blogspot.it/2013/02/le-magnifiche-elezioni-del-1976.html" target="_blank">elezioni del 1976</a> dove io, comunista di dieci anni, sperai sul serio che i buoni questa volta vincessero.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
-Un papa infallibile che il 16 ottobre 1978 si affaccia alla finestra e dice <b><a href="http://youtu.be/LsclgZMWVyA?t=4m15s" target="_blank">"se mi sbaglio mi corigerete"</a> </b>e l'altro che, molti anni dopo, esordisce il pontificato con un ecumenico "buonasera".</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
-Un bambino di nome <a href="http://www.youtube.com/watch?v=2QTPiMfLWvg" target="_blank">Alfredo</a> finisce in un pozzo e con mia madre accendiamo di tanto in tanto il televisore per vedere se riescono a salvarlo. Malgrado una delle dirette più lunghe della storia della televisione italiana il bambino muore solo, incastrato nel buio di un pozzo. È il giugno dell'81.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
-La sera dell'ottantadue in, in un televisore dalla sintonia precaria, in mezzo al Parco dell'Argentera, ammiriamo <a href="http://www.youtube.com/watch?v=mqniGLbp7MI" target="_blank">Tardelli</a> che si sfigura in una espressione di gioia dopo aver insaccato alle spalle di <b>Schumacher</b> portiere della nazionale tedesca (no, poi non è andato in Formula uno, quello è un altro Schumacher). Una vittoria francamente imparagonabile con quella dei fighetti del 2006</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
-E l'addio a <a href="http://www.youtube.com/watch?v=9hat11alot8" target="_blank">Berlinguer</a>. (si perdoni il commento di <b>Bruno Vespa</b>)</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
-Metà luglio del '92 a casa di mio padre apprendiamo che anche Borsellino è stato ammazzato. La dichiarazione del <a href="http://www.youtube.com/watch?v=1WMLdc1a7hQ" target="_blank">giudice Caponnetto</a> toglie il fiato e la speranza.</div>
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-Un giorno torno dalla Ferrero (quella della Nutella) dove avevo tenuto una lezione sul web design. Trovo i miei colleghi di fronte alla televisione (un 14 pollici Sony su cui guardavamo i <b>Simpson</b> e, loro i miei colleghi, <b>Dragon Ball</b>). Erano più o meno le tre del pomeriggio e le Torri gemelle del <b>WTO</b> (sulle quali ero salito fino in cima qualche mese prima ) stavano bruciando.</div>
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E poi tante altre cose che non sto qui ad elencare, frammenti di rituali comuni da commentare il giorno dopo e che da oggi non ci saranno più. Ho sempre pensato che pur nella sua superficialità la televisione ci abbia regalato un terreno comune che ha, in parte, formato la nostra cultura comune. Ora che questa "piazza" sta venendo a mancare sono curioso di vedere come troveremo di nuovo piccole e grandi cose di cui parlare insieme. Intanto largo al ficus benjamin</div>
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liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-51407959522783401602013-11-09T16:15:00.001+01:002013-11-09T16:59:29.540+01:00isole da leggere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLUCpCy-oUoyOOV4YaPUpOLExaq2pSrRh6FlswFK5sFINVXURibq7qwy7fC_NEggme6ekjfG-E1CEgETkuQDdR7vdUxV95CaXDt8JYSlx87FlWdmrEHZGgNaHShqZHV5Mh_hubwdo8Xls/s1600/tristan.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="tristan da cunha" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLUCpCy-oUoyOOV4YaPUpOLExaq2pSrRh6FlswFK5sFINVXURibq7qwy7fC_NEggme6ekjfG-E1CEgETkuQDdR7vdUxV95CaXDt8JYSlx87FlWdmrEHZGgNaHShqZHV5Mh_hubwdo8Xls/s1600/tristan.jpg" title="isola" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tistan da Cunha. 280 abitanti circa.</td></tr>
</tbody></table>
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Perché non ci ho pensato io? Ho passato ore della mia infanzia a tracciare rotte immaginarie sull'atlante, linee tratteggiate a matita che partivano da <b>Genova</b> o <b>Southampton</b> e che scendevano verso <b>Tristan da Cunha</b> facendo scali fantasiosi a <b>Capo Verde</b>, <b>Conakry</b>, <b>Ascensione</b>, <b>Walwis Bay</b>. Tutto il blu della mappa del mondo era terreno di gioco valido per quel tipo si fantasie. Perché non ho pensato di scrivere un libro su quelle fantasie? Lo ha fatto <b>Judith Schalansky</b>, con <a href="http://www.amazon.it/gp/product/884527506X/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=884527506X&linkCode=as2&tag=lastodelsto-21" target="_blank">L'atlante delle Isole Remote, Cinquanta isole dove non sono mai stata e mai andrò</a>. La scrittrice tedesca nata in quella Germania Est dalla quale era pressoché impossibile uscire, ha inanellato una raccolta di cinquanta storie vere sulle isole più remote della terra, alcune abitate, alcune deserte, alcune celebri, alcune misconosciute. Storie brevi, spesso fulminanti di non più di due pagine per raccontare il sottile fascino delle cose remote in un tempo in cui sembra sia rimasto ben poco da scoprire.<br />
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L'edizione <b>Kindle</b> pecca un po' nella riproduzione delle mappe ma costa un centesimo meno di 10 euro.<br />
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<iframe frameborder="0" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="http://rcm-eu.amazon-adsystem.com/e/cm?lt1=_blank&bc1=000000&IS2=1&bg1=FFFFFF&fc1=000000&lc1=0000FF&t=lastodelsto-21&o=29&p=8&l=as4&m=amazon&f=ifr&ref=ss_til&asins=B00GCDWY08" style="height: 240px; width: 120px;"></iframe>
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liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-379343221018198432013-07-17T21:40:00.002+02:002013-07-18T10:42:40.170+02:00Bobby McFerrin "suona" il pubblico<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="349" src="//www.youtube.com/embed/ne6tB2KiZuk?rel=0" width="620"></iframe></div>
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In questa divertente, performance di 3 minuti al World Science Festival, il musicista <b>Bobby McFerrin</b> utilizza la scala pentatonica di rivelare il modo in cui i nostri cervelli sono connessi, con un sorprendente risultato. Meraviglioso.</div>
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liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-14183734344585098512013-07-17T11:54:00.003+02:002013-07-17T14:52:30.081+02:00Chi non legge non ascolta<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRjjtEQ-JuR8CfMtt0d9UfKW2_iObsctJNIxkBEw_8syCTJirW34aWac87IoqBm0IeLvX6iNuIiNpsy3yjEEzHAuzemIYIzGZoLQAOJYTDIpOGCkJJrsVP0ZlUVXz1ZkTzjHJShvNgZWU/s1600/convers.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRjjtEQ-JuR8CfMtt0d9UfKW2_iObsctJNIxkBEw_8syCTJirW34aWac87IoqBm0IeLvX6iNuIiNpsy3yjEEzHAuzemIYIzGZoLQAOJYTDIpOGCkJJrsVP0ZlUVXz1ZkTzjHJShvNgZWU/s1600/convers.jpg" /></a></div>
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Non credo che chi legga <b>libri</b> sia necessariamente più intelligente o abbia più cultura di chi non ne legge. Credo siano intelligenze e culture diverse. Ci sono molti modi per "farsi una cultura". Guardare la televisione, ad esempio, o frequentare la rete, e stare in mezzo alla gente sono mezzi alternativi per nutrire il proprio cervello.<br />
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Con un pizzico di spirito critico e attenzione ci si fa una <b>cultura</b> che è diversa da quella che vive nei libri e che è del tutto rappresentativa del mondo in cui viviamo. A volte è addirittura più rappresentativa. Non bisogna dimenticare che, in genere, i libri li scrivono soggetti blandamente <b>sociopatici</b> con problemi ossessivi: restare chiusi in casa, in silenzio a mettere in fila cinque o seicento pagine sulla vita di un orfano, di un serial killer o di un sovrano morto e sepolto da cinquecento anni è un'attività che qualunque psicoterapeuta guarderebbe con sospetto.<br />
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Eppure i <b>lettori</b> di libri hanno una capacità che i <b>non lettori</b> stanno perdendo. L'abitudine a star fermi, seguendo con gli occhi linee e linee di parole scritte da altri, senza poter intervenire per poter cambiare il corso degli eventi, ne fa degli straordinari ascoltatori. I non lettori si abituano a saltellare di voce in voce, di link in link, di canale in canale, intervenendo, toccando, rivoltando. Ascoltano solo per trovare il punto giusto nel quale intervenire, elaborando il proprio intervento mentre tentano di ascoltare. Sfiancati, riescono a farsi un'idea solo generale di cosa stia accadendo attorno a loro. Un'idea mobile e instabile.<br />
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Con questa modalità perdono la capacità di concentrarsi, di ascoltare, di soffermarsi sul dettaglio. E così ci troviamo degli esseri verticali (quelli che leggono) e quelli orizzontali (quelli che non leggono) il cui dialogo è spesso frustrante. Il verticale puntualizza, insiste precisa. L'orizzontale, spazia, collega e spesso si distrae.<br />
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Alla fine ci si manda a quel paese, con la sensazione che l'uno sia un ossessivo estremista l'altro un inconsistente farfallone. Ma né l'uno né l'altro in possesso esclusivo del sapere.<br />
<br />liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-47123723715111086852013-07-11T14:33:00.001+02:002013-07-11T14:37:38.000+02:00Toponimi bastardi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzvJ48PTFOwMcwvW5xEHLhl1C1Ga21Iw3gxu90DTMaCMIGErxzRl4ryN9WY9KH41OG9ky5PR-dRTCk0zvtk3wsd2rt3uaDcMrn2j5-qzJGkENXw9I4CiTaRS5nUuT3RDilX8Sx5sd6bWA/s1600/sarma.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzvJ48PTFOwMcwvW5xEHLhl1C1Ga21Iw3gxu90DTMaCMIGErxzRl4ryN9WY9KH41OG9ky5PR-dRTCk0zvtk3wsd2rt3uaDcMrn2j5-qzJGkENXw9I4CiTaRS5nUuT3RDilX8Sx5sd6bWA/s1600/sarma.jpg" /></a></div>
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Mio padre è nato in una cascina sulla strada che da <b>Narzole</b> porta a <b>Fossano</b>, passando per l'abitato di Salmour, in provincia di <b>Cuneo</b>. La cascina, della quale non resta che quale rudere si chiamava Sarmassa. Secondo mio padre il toponimo che definisce la cascina e la zona deriva dall'antica popolazione dei Sarmati.<br />
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I Sarmati erano un popolo iranico proveniente dalle steppe del Volga e dalle valli occidentali degli Urali. Per il tradizionale <i>wanderlust</i> antico che spingeva le popolazioni a mantenersi in movimento, spesso pressate da altre popolazioni, parte dei Sarmati mossero verso occidente. Tanto che "la <i>Notitia Dignitatum</i> (documento redatto nella prima metà del 400 d.C.) attesta la presenza nei primi anni del V secolo di 15 colonie militari di Sarmati anche in Italia, soprattutto nella pianura del Po, sotto il comando di un Praefectus Sarmatarum gentilium. Secondo quel documento una di queste guarnigioni era stanziata nell'odierna provincia di Cuneo, a Pollentia (oggi <b>Pollenzo</b>), nota per essere stata teatro nel 402 della battaglia tra i Visigoti di Alarico e i Romani, fra le cui fila erano presenti cavalieri Sarmato-Alani. In seguito si sarebbero spostati sul più sicuro e poco distante altopiano alla confluenza fra il Tanaro e la Stura di Demonte, dove oggi sorge il piccolo paese di <b>Salmour</b> che si ipotizza derivi il nome da quell'antico insediamento (Sarmatorium)" (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sarmati" target="_blank">Wikipedia</a>)<br />
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Alla fine dovrei dare più retta alle teorie storiche di mio padre. Anche quando attesta l'origine <b>iranica</b> del luogo dal quale proveniamo. Che, detto da un piemontese di molte generazioni con il naso adunco, la pelle olivastra e i capelli nerissimi, assume uno spessore considerevole.<br />
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<br />liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-24084062413806331362013-06-26T17:59:00.000+02:002013-06-26T17:59:07.405+02:00Appeso<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="349" src="http://www.youtube.com/embed/2Fs0hkdJzk8?rel=0" width="620"></iframe><br />
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da @ilpostliviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8658427076149352082.post-82567516828106247762013-06-11T10:41:00.000+02:002013-06-11T11:03:48.963+02:00Le cose che sfuggono<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0u-F537qkR1WoVpQXqvc8hyUjCONMhN9LLzKq0SK3rDigvG-7DRUBqbzH6aYUXK_JY33_FMVzS_v7AqfOARJp6V0s8KDpRDZzpjQlrrcXsf_zUFxY_lJJHRTHg3VErfXi5EL7Imk2zkI/s1600/facce.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0u-F537qkR1WoVpQXqvc8hyUjCONMhN9LLzKq0SK3rDigvG-7DRUBqbzH6aYUXK_JY33_FMVzS_v7AqfOARJp6V0s8KDpRDZzpjQlrrcXsf_zUFxY_lJJHRTHg3VErfXi5EL7Imk2zkI/s1600/facce.jpg" /></a></div>
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Mi piacerebbe sapere cosa pensa Sarah della parola <b>sfuggire</b>. Siamo in un tempo in cui molte cose sfuggono. L'attenzione è divorata da centinaia di migliaia di entità bisognose di attenzione. L'unico modo per difendersi, per non lasciarsi divorare da una sollecitazione troppo pressante è lasciarsele sfuggire, diventare un po' sordi. <b>Comfortably numb</b>, come direbbero i compatrioti di Sarah. I sentimenti si sono fatti leggeri per paura di soffrirne, i legami non più indispensabili. E così per un po' di tempo mi sono fatto sfuggire il <b>blog</b> di Sarah.<br />
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<b>L'etimo fuggente</b> ha una caratteristica che lo rende interessante: offre una e una sola cosa. Non come certi blog (il mio per esempio) che sono accozzaglie di post di ogni genere, come una stanza particolarmente disordinata. Il blog di Sarah parla dell'<b>origine delle parole</b>. Ogni post una parola, ogni parola una storia.<br />
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Il fatto che me lo sia fatto sfuggire ha un lato positivo. Tornando l'ho visto cresciuto e quello che all'inizio mi sembrava una simpatica collezione di notiziuole da spendersi con gli amici è diventata una storia. La scelta delle parole, le storie che ne scaturiscono: a leggere i post uno dietro l'altro si rivela un personaggio (una persona) che si impara a conoscere. Non lo sapevo (e forse non lo sapeva neanche lei) ma Sarah stava scrivendo un'autobiografia. Emozionante.<br />
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È qui: <a href="http://letimofuggente.blogspot.it/" target="_blank">L'Etimo Fuggente</a><br />
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<br />liviohttp://www.blogger.com/profile/07631508164721012190noreply@blogger.com0